Vanessa Incontrada: su Vanity Fair tra una foto e una confessione

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La decisione di Vanessa Incontrada di allontanarsi da Zelig qualche tempo fa, ha lasciato intorno a sè un alone di dubbi e misteri. Ci si è infatti sempre chiesti perchè a fronte di un successo incredibile della coppia formata con Claudio Bisio, una bella e brava artista come lei dovesse scegliere di dirigere altrove la sua carriera. Ora probabilmente è il momento di raccontare tutto e lei lo fa durante un bel servizio fotografico che ha realizzato per Vanity Fair:

Durante le domande di rito dei giornalisti del magazine infatti riferisce: “Le donne di Zelig mi facevano la guerra.  Non hanno mostrato alcuna solidarietà nei miei confronti quando sono diventata mamma. Già durante la gravidanza, mentre tutti mi attaccavano per il peso. Per me è finita quando sono diventata mamma”. Piano piano è maturata una scelta che anche successivamente le è pesata non poco: “E’ successo una domenica. Dovevo andare a Milano a fare le prove e, per la prima volta, la cosa mi pesava da morire. Lavorare, anche quattordici ore di fila, non era mai stato un problema per me. Eppure quel giorno avrei pagato qualunque cifra pur di non andare. Si era rotto qualcosa con le persone con cui lavoravo. L’ambiente è sempre stato maschile – ci lavorano cento uomini e forse una quindicina di donne – e maschilista. Ma la cosa più triste è che proprio delle donne ho un brutto ricordo. A parte tre o quattro di loro, tra cui la sarta e la mia vocal coach, non hanno mostrato alcuna solidarietà nei miei confronti quando sono diventata mamma. Già durante la gravidanza, mentre tutti mi attaccavano per il peso, non una che mi abbia detto: mi spiace. E poi, quando è nato Isal le cose sono persino peggiorate”.

 

Nelle immagini scattate per Vanity Fair ora lei è raggiante, però, non è stato facile dover rendersi conto che il lavoro non poteva venire prima di suo figlio, un ricordo che è in grado di commuoverla: “Non c’era la minima comprensione se dicevo che la domenica non potevo andare alle prove, o se arrivavo alle 5 e non alle 4 perché il bambino aveva 38 di febbre. Neanche fossi andata con le amiche a prendere l’aperitivo. Il tempo per mandarmi un messaggio con scritto ‘Convocazione alle due’ ce l’avevano sempre, ma quello per scrivermi ‘Come sta il bimbo?’ in due anni non l’hanno mai trovato.Decisione meditata, a lungo. Non sono una che taglia facilmente, cerco sempre di dare alle persone e alle situazioni una seconda possibilità. Ma non è servito”.

 

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