Obiettivi decentrabili

Dopo avervi parlato della regola di Scheimpflug, sarà ormai chiaro perché per certe professioni, come quella del fotografo di architettura, è davvero necessario avere nella propria attrezzatura gli obiettivi decentrabili.

Questi speciali obiettivi hanno infatti dei movimenti di basculaggio (orizzontale e verticale) e decentramento (orizzontale e verticale) che aumentano la profondità di campo, consentendo quindi di mantenere a fuoco tutto il soggetto. Inoltre correggono l’effetto “a piramide”, quell’effetto che fa risultare gli edifici con la base larga e la punta stretta proprio perché spesso fotografiamo le strutture dal basso verso l’alto. Questo effetto a volte può anche essere considerato attraente, ma di certo non rappresenta le realtà delle proporzioni.

Per fotografare gli edifici con una normale reflex e un obiettivo non decentrabile non possiamo far altro che inquadrare il soggetto inclinando la macchina. L’effetto che ne segue è quello delle linee cadenti che possono essere evitate con gli obiettivi decentrabili perché permettono di inquadrare senza inclinare la macchina e hanno quindi un migliore controllo sulla prospettiva.

L’unica cosa non bisogna dimenticare è di utilizzare sempre la bolla, uno strumento di misura che serve per determinare la pendenza di una superficie rispetto ad un piano orizzontale. Se non si utilizza la bolla è quasi impossibile non inclinare la fotocamera e di conseguenza viene meno l’uso degli obiettivi decentrabili.

Nikon e Canon da sempre si danno battaglia sui decentrabili, evidentemente questo mercato, per quanto d’elite, non conosce crisi e quindi i due colossi possono continuare ad investire nella ricerca di lenti sempre più precise.

In casa Nikon abbiamo lo storico PC-E NIKKOR 24mm f/3.5D ED e i nuovi arrivati PC-E Micro NIKKOR 45mm f/2.8D ED e PC-E Micro NIKKOR 85mm f/2.8D. In casa Canon, invece, abbiamo il più grandangolare di tutti: il TS-E 17mm f/4L seguito poi da altre tre lenti: TS-E 24mm f/3.5L II, TS-E 45mm f/2.8 e TS-E 90mm f/2.8.