Francesco Cocco vince il XIII° Premio Internazionale di Fotografia Umanitaria Luis Valtueña

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Fa sempre piacere scoprire che un italiano ha vinto un importante concorso intenazionale, soprattutto uno prestigioso come il XIII° Premio Internazionale di Fotografia Umanitaria Luis Valtueña. Il fotografo si chiama Francesco Cocco e dal 2003 fa parte dell’agenzia Contrasto, che colleziona premi importanti in continuazione grazie ai suoi fotografi che non sbagliano un colpo.

Cocco ha vinto con un reportage molto toccante, tutto in bianco e nero, sull’Afghanistan e sulle difficoltà della sua popolazione a ritrovare una normalità in un paese che sembra composto solo da sopravvissuti. I lunghi anni di conflitto hanno profondamentoe segnato il territorio ma anche la popolazione.

Fino al 25 gennaio sarà possibile vedere il suo lavoro in una mostra alla Casa Encendida di Madrid. Il progetto è stato messo insieme nel corso del 2009, anno in cui Cocco ha seguito l’organizzazione Emergency che è molto attiva in Afghanistan ed è balzata spesso agli onori delle cronache per il suo lavoro instancabile in un paese difficile come quello che è ora l’Afghanistan.

Le sue immagini sono cupe, molto dure e riescono a ad arrivare dirette come un pugno allo stomaco. La realtà ci viene sbattuta in faccia con tutta la forza possibile e il bianco è nero aumenta ancora di più il phatos di queste immagini.

Un nuovo successo quindi per l’agenzia Contrasto che sembra non avere alcuno stop nemmeno in questo momento di crisi del mercato. Un successo meritatissimo quello di Francesco Cocco che dimostra di avere molto da dire e nessun pelo sulla lingua.

Cocco non è nuovo a collaborazioni con Onlus e ONG, ha infatti in passato collaborato con Medici senza Frontiere documentando per loro la vita degli immigrati clandestini in Italia. Le loro condizioni di vista e di lavoro sono state poi pubblicate su un libro dal titolo “Nero”.

Ha collaborato anche con la Ong “Action Aid” realizzando un reportage sulla prostituzione e sui malati di aids in Cambogia.

fonte: Repubblica – Max

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